Uno degli album progressive rock più iconici usciti nel 1974 è "The Lamb Lies Down on Broadway" dei Genesis, sesto album in studio della band anglosassone, nonché l’ultimo con Peter Gabriel come cantante e frontman prima della sua uscita dal gruppo. Si tratta di un concept album doppio, dalla narrazione complessa e onirica, incentrata sul personaggio di Rael, un giovane teppista portoricano di New York, che intraprende un viaggio surreale attraverso mondi interiori e simbolici.
Musicalmente stratificato l'album fonde il rock progressivo inglese con influenze più moderne e urbane, con momenti di psichedelia, musica elettronica, atmosfere ambientali e passaggi rock energici. Brani come "In the Cage", "The Carpet Crawlers" e la title track "The Lamb Lies Down on Broadway" sono diventati classici del repertorio Genesis.
Anche se inizialmente accolto con reazioni miste dalla critica, The Lamb Lies Down on Broadway è oggi considerato uno dei massimi esempi del rock progressivo degli anni '70. È stato anche il punto di svolta nella carriera della band, segnando la fine dell'era Gabriel e l’inizio dell’ascesa di Phil Collins come voce principale del gruppo.
Nel panorama musicale degli anni ’70, il 1974 è un anno di transizione, esplorazione e rottura. Il rock progressivo, genere ambizioso e spesso incompreso, raggiunge nuove vette espressive proprio in quell’anno, grazie a tre uscite fondamentali: The Lamb Lies Down on Broadway dei Genesis, Red dei King Crimson e Relayer degli Yes.
Tre album diversissimi tra loro, ma uniti da un comune intento: spingere oltre i confini del rock, della narrazione e della forma.
Con The Lamb Lies Down on Broadway, i Genesis danno vita a un’opera colossale: un concept album doppio che racconta la discesa allucinata di Rael, un giovane teppista portoricano di New York, in un mondo surreale popolato da creature bizzarre, simboli psicoanalitici e angosce esistenziali. È il canto del cigno di Peter Gabriel con la band, e si sente: il disco è intriso di teatralità, narrazione e intensità emotiva.
Musicalmente, è un’evoluzione rispetto ai lavori precedenti. Accanto ai classici intrecci acustici e tastieristici tipici dei Genesis, troviamo suoni più urbani, sintetizzatori minimali, ritmi spezzati e atmosfere cupe. Brani come In the Cage, The Carpet Crawlers e la title track mostrano la versatilità del gruppo, ma anche la volontà di rompere con il passato bucolico e fiabesco.
È un album non facile, che richiede pazienza e attenzione, ma che ripaga con una profondità narrativa rarissima nel rock.
Se Lamb è un labirinto letterario, Red dè un pugno in faccia. Robert Fripp e i suoi King Crimson pubblicano il loro album più cupo e potente: cinque brani, una sola idea – tagliare il superfluo e scavare a fondo nell’anima del suono.
Red è considerato oggi un precursore del metal progressivo: le chitarre taglienti della title track, la furia melodica di One More Red Nightmare, la bellezza devastante di Starless (forse uno dei brani più commoventi mai scritti nel prog). Non ci sono fiabe né eroi, ma un senso di urgenza, solitudine e disperazione, espresso con pochi elementi ma orchestrati con maestria.
Il gruppo si stava sfaldando durante la registrazione, e si sente: c’è un’urgenza esistenziale che attraversa tutto il disco. Pochi mesi dopo, Fripp scioglierà la band. Ma Red resterà come un manifesto di crudo minimalismo progressivo.
Nel frattempo, gli Yes si spingono in una direzione completamente diversa. Dopo l’abbandono del tastierista Rick Wakeman, sostituito dal più sperimentale Patrick Moraz, la band pubblica Relayer, un album che mescola il sinfonismo classico del loro passato con una forte vena jazz-fusion.
Il disco si apre con il colossale The Gates of Delirium, venti minuti ispirati a Guerra e Pace di Tolstoj, dove i conflitti musicali esplodono in una battaglia sonora e si risolvono nella dolcezza pacificatrice della coda Soon. Segue Sound Chaser, brano frenetico e visionario, e si chiude con To Be Over, più delicato e meditativo.
Relayer è un’opera complessa e a tratti spiazzante, che richiede un ascolto tecnico e spirituale. Probabilmente è meno immediato dei precedenti Close to the Edge o Fragile, ma forse ancora più audace.
Tre Anime del Prog – Un Confronto
Ora se The Lamb Lies Down on Broadway dei Genesis è un album narrante che viaggia nella psichedelia ed usa il teatro come nuova arma del rock, Red dei King Crimson è invece crudo, minimalista, potente ed essenziale mentre Relayer degli Yes è astrattismo ma ha una bella fusion ed è anche un lavoro difficile.
Il 1974 non è solo l’anno in cui il prog si espande: è anche quello in cui inizia a cambiare pelle. I fasti sinfonici lasciano spazio a sonorità più dure, più scure, più sperimentali. I grandi gruppi si rinnovano, alcuni si disfano, altri si reinventano. Il rock progressivo inizia a mutare forma – e forse proprio per questo, continua ancora oggi a ispirare nuove generazioni di musicisti e ascoltatori.
Ecco ora una playlist curata e narrata dedicata al prog rock del 1974, pensata per raccontare l’anno attraverso le sue tracce più rappresentative – tra capolavori noti e gemme nascoste.
1974: Il Cuore del Prog – Playlist Essenziale
1. Genesis – The Lamb Lies Down on Broadway
Un’apertura narrativa e cinematografica, che introduce l’atmosfera metropolitana e visionaria dell’anno.
2. Genesis – In the Cage
The Lamb Lies Down on Broadway
Un viaggio claustrofobico dentro la mente e i sogni: aggressivo, teso, emblematico.
3. King Crimson – Red
Un album brutale e strumentale: la chitarra di Fripp come un taglio netto nel cuore del rock.
4. King Crimson – Starless
Forse la ballata più struggente del prog, in crescendo verso l’apocalisse. Pura malinconia cosmica.
5. Yes – The Gates of Delirium
Una suite da battaglia: caos, visioni e redenzione in 20 minuti. Non solo musica, ma architettura sonora.
6. Gentle Giant – Proclamation
The Power and the Glory
Il potere manipola, la musica si contorce. Inizio teatrale per un concept impegnato.
7. Gentle Giant – Cogs in CThe Power and the Glory
Velocità e precisione chirurgica: poliritmie e cori come un meccanismo perfetto.
8. Camel – Rhayader
The Snow Goose
Un brano dolce e descrittivo, come un acquerello strumentale. Perfetto per “guardare” senza immagini.
9. Camel – Flight of the Snow Goose
The Snow Goose
Un decollo emotivo in musica. Le melodie toccano il cielo
10. Peter Hammill – A Louse is Not a Home
The Silent Corner and the Empty Stage
Dramma, poesia e tensione esistenziale: un Hammill in stato di grazia.
11. PFM – La Luna Nuova
L’isola di niente
Il prog italiano al massimo della creatività. Jazz, rock e romanticismo mediterraneo.
12. Banco del Mutuo Soccorso – R.I.P. (Requiescant in Pace)
Banco (versione inglese)
Un classico riarrangiato per il pubblico anglofono. Tragico e teatrale, come solo Banco sapeva essere.
13. Magma – Köhntarkösz (Part I)
Köhntarkösz