giovedì 4 settembre 2025

L'11 luglio su facebook abbiamo parlato di.......


Nel vasto e mitico paesaggio del rock degli anni Settanta, pochi dischi possono vantare l’ambizione, la varietà e la potenza sonora di Physical Graffiti, il sesto album in studio dei Led Zeppelin. Pubblicato nel febbraio del 1975 come doppio LP, questo mastodonte musicale rappresenta non solo l’apice creativo della band britannica, ma anche una sorta di dichiarazione definitiva: “Questo è ciò che possiamo fare. Questo è ciò che siamo.”

Ma è davvero Physical Graffiti il miglior disco dei Led Zeppelin? La risposta è: sì, e vi spieghiamo perché.
Un album che contiene tutti i Led Zeppelin possibili
Physical Graffiti non è solo un disco: è un’enciclopedia sonora che racchiude tutte le anime della band. Dall’hard rock marziale di “Custard Pie” al groove pulsante di “Trampled Under Foot”, passando per la psichedelia orientaleggiante di “Kashmir” e il folk acustico e pastorale di “Bron-Yr-Aur”, ogni traccia è un tassello di un mosaico gigantesco ma perfettamente coeso.
A differenza di altri dischi iconici del gruppo, Physical Graffiti non si limita a seguire un filone: li percorre tutti, contemporaneamente, come se Jimmy Page e soci volessero dimostrare — e riuscendoci — di poter inglobare ogni genere, ogni influenza, ogni sfumatura della musica rock e oltre.
La genesi: passato e presente in equilibrio
Quando i Led Zeppelin cominciarono a lavorare al disco, si trovarono con otto nuove tracce registrate a Headley Grange, una villa rurale inglese usata già per IV e Houses of the Holy. Ma non erano abbastanza per un doppio LP, e troppo lunghe per un solo disco. La soluzione? Recuperare materiale inedito dagli archivi: outtakes che non avevano trovato spazio negli album precedenti ma che, in modo sorprendente, si integravano perfettamente con i nuovi brani.
Così Physical Graffiti diventò un ponte tra passato e presente. Un album in cui convivono brani blues nati nel 1970 con nuove composizioni mature e visionarie, senza soluzione di continuità.
Kashmir: l’epopea sonora definitiva
Tra le 15 tracce dell’album, una su tutte ha ottenuto lo status di leggenda: “Kashmir”. Nata da un riff di chitarra ipnotico di Jimmy Page e dalla visione lirica di Robert Plant ispirata a un viaggio nel deserto del Marocco, la canzone è un’epopea epica, sospesa tra hard rock, orchestrazione e spiritualità orientale. Non solo è uno dei brani più riconoscibili della band, ma anche uno dei più innovativi nella storia del rock.
Plant ha dichiarato: “È la mia canzone preferita dei Led Zeppelin. La più potente.” E non si fa fatica a credergli.
Una band al massimo della forma
In Physical Graffiti, i quattro membri dei Led Zeppelin si trovano al culmine delle rispettive carriere:
Jimmy Page, oltre a produrre l’intero album, costruisce muri di chitarre sovrapposte con una precisione quasi architettonica.
John Bonham regala performance da manuale: la batteria di “In My Time of Dying” o “The Wanton Song” è un’esplosione controllata di potenza.
John Paul Jones, come sempre il più sottovalutato, regala arrangiamenti geniali e fondamentali, soprattutto con tastiere e sintetizzatori.
Robert Plant canta con una voce più matura e profonda: meno acrobazie vocali, più emozione.
La copertina: un edificio che suona
Anche la parte visiva ha il suo peso: la copertina dell’album rappresenta un palazzo newyorkese (al 96-98 di St. Mark’s Place), con le finestre che cambiano immagini grazie a un meccanismo interno all’edizione in vinile. Una copertina interattiva, quasi “cinematografica”, come a dire: questo disco non si ascolta soltanto, si guarda, si esplora.
Il verdetto della critica (e dei fan)
Oggi, a cinquant’anni dalla sua uscita, Physical Graffiti è ancora considerato da moltissimi fan e critici il vero capolavoro dei Led Zeppelin.
Mentre Led Zeppelin IV può vantare la leggendaria “Stairway to Heaven” e Led Zeppelin II ha definito l’heavy rock, nessun album della band offre la ricchezza, la libertà espressiva e l’ambizione smisurata di Physical Graffiti.
È il disco che più di ogni altro mostra tutti i volti dei Led Zeppelin — e che li scolpisce nella roccia della Storia.
Se volete un assaggio dei Led Zeppelin nella loro forma più completa, Physical Graffiti è l’album da ascoltare. Non c’è una canzone superflua, non c’è un momento di noia. È un viaggio lungo e stratificato, ma ogni minuto è una rivelazione.
È la vetta più alta del loro monte sacro.
E forse, una delle più alte del rock tutto.