I
ll miglior prog italiano nel disco d'esordio del
quartetto lombardo, che annovera ex Unreal City e Cellar Noise. Un concept
introspettivo all'insegna di un rock sinfonico potente e moderno, pubblicato da
AMS in cd e Lp
Quel Che Disse Il Tuono è un progetto rock ben strutturato, con brani
nati in modo immediato, tutti inedito. Nel corso del 2019 la band ha lavorato
molto per realizzare nuovo materiale ben integrato e con una prospettiva che
potesse contribuire, con stile compositivo, esecuzione e sonorità, a produrre
un che coincide con la mission di Quel
Che Disse Il Tuono.
La loro più grossa influenza è il prog sinfonico di inizio anni ‘70. Infatti
qui si può assaporare molto la scena italiana dell’epoca ma anche quel rock che
ha riferimenti musicali quali gli Yes,
Genesis, King Crimson, Gentle Giant, Camel e Pink Floyd.
Determinati come band i quattro membri di Quel Che Disse Il Tuono si sono
costituiti recentemente sviluppando un affiatamento tale da rifiutare l’etichetta di superband
pur debuttanndo con
una lavoro all'insegna del miglior
progressive. Il Velo dei Riflessi (AMS
Records/BTF) è una produzione che immagina una congiunzione tra il classico rock sinfonico anni '70 e le possibilità
contemporanee. È raro che il primo album di una band sia così atteso, ma
questi musicisti hanno alle spalle un percorso davvero importante: Francesca Zanetta (chitarrista e
tastierista) è stata la fondatrice degli Unreal City, Niccolò
Gallani (tastierista, flautista e vocalist) fa parte dei Cellar Noise, insieme a Roberto “Berna” Bernasconi (voce
solista e basso) e Alessio Del Ben (batterista,
tastiere e voce) hanno fondato Quel Che Disse Il Tuono nel
2019, debuttando dopo un anno con un disco di puro prog-rock affrontato e
rivissuto con un occhio alla contemporaneità. Il Velo dei Riflessi parte
da uno spunto letterario - La Terra Desolata (The Waste Land), il
capolavoro di T. S. Eliot, uno dei vertici della
poesia del Novecento - e procede in una direzione concettuale introspettiva e
oscura. Il nome del gruppo è un omaggio alla Waste Land di
Eliot mentre Il Velo Dei Riflessi è un concept più ampio, che pur
affrontando temi cari alla poetica di Eliot, non è direttamente ispirato
alla Waste Land. Qui si parla del rapporto dell’individuo con aspetti nascosti della propria personalità,
tratti più o meno oscuri e patologici che vengono repressi e non riconosciuti
dalla coscienza. La metafora degli
specchi simboleggia la progressiva scoperta e accettazione di
queste sfaccettature della personalità del protagonista, il quale alla fine è
trascinato in una spirale catartica discendente che vede di fatto la
liberazione, piena accettazione e riconoscimento di quelle che di fatto sono a
tutti gli effetti personalità
multiple». Anticipato dal video di Figlio dell'uomo in anteprima su Hamelin
Prog, Il
Velo dei Riflessi è composto da cinque lunghi brani cantati in
italiano, quattro "specchi" e la "catarsi" finale, che
ricordano gli episodi più importanti di Museo Rosenbach, Balletto di
Bronzo, Orme, Banco e Raccomandata con Ricevuta di Ritorno. Rock
sinfonico a tutto spiano, una sequenza avventurosa che alterna passaggi ombrosi e
aperture solari, influenzato da umori, colori e sensazioni anni '70, moderno ma
senza smarrire la filigrana dell'epoca. E la band dichiara «Il prog italiano è un genere
stupendo, mai scontato o banale. È un genere che ha un enorme liricismo, anche
grazie al fatto che la nostra lingua è estremamente musicale e permette di
esprimere concetti in modo molto vivido e, qualcuno direbbe, immaginifico. Alcuni
di noi sono cresciuti con il progressive, seppur anagraficamente distanti dal
periodo storico che ne ha visto la nascita e lo splendore. Siamo pienamente
consapevoli di poggiare sulle spalle di giganti, conosciamo il nostro
background e siamo consci delle grandi
influenze che ne derivano. Ciò nonostante, è nostra ferma
intenzione non essere un gruppo derivativo: lavoriamo costantemente per delineare un carattere distintivo e moderno,
necessario per una band che nasce nel 2019 e non nel 1970. Il progressive non è
un mai stato un genere morto ma, al contrario, sempre estremamente
dinamico».
QUEL CHE DISSE IL TUONO:
Francesca Zanetta (Guitars/add. keyboards)
Niccolò
Gallani (Keyboards/flute/backing
vocals)
Roberto Berna Bernasconi (Bass/lead vocals)
Alessio Del
Ben (Drums/add. keyboards/backing
vocals)
Website:
http://www.quelchedisseiltuono.com/
BTF:
Bandcamp