domenica 29 marzo 2020

Il Velo dei Riflessi: il debutto di Quel che Disse Il Tuono


I
ll miglior prog italiano nel disco d'esordio del quartetto lombardo, che annovera ex Unreal City e Cellar Noise. Un concept introspettivo all'insegna di un rock sinfonico potente e moderno, pubblicato da AMS in cd e Lp 

Quel Che Disse Il Tuono è un progetto rock ben strutturato, con brani nati in modo immediato, tutti inedito. Nel corso del 2019 la band ha lavorato molto per realizzare nuovo materiale ben integrato e con una prospettiva che potesse contribuire, con stile compositivo, esecuzione e sonorità, a produrre un che coincide con la mission di Quel Che Disse Il Tuono.
La loro più grossa influenza è il prog sinfonico di inizio anni ‘70. Infatti qui si può assaporare molto la scena italiana dell’epoca ma anche quel rock che ha riferimenti musicali quali gli Yes, Genesis, King Crimson, Gentle Giant, Camel e Pink Floyd.

Determinati come band i quattro membri di Quel Che Disse Il Tuono si sono costituiti recentemente sviluppando un affiatamento tale da rifiutare l’etichetta di superband pur debuttanndo con una lavoro all'insegna del miglior progressive. Il Velo dei Riflessi (AMS Records/BTF) è una produzione che immagina una congiunzione tra il classico rock sinfonico anni '70 e le possibilità contemporanee. È raro che il primo album di una band sia così atteso, ma questi musicisti hanno alle spalle un percorso davvero importante: Francesca Zanetta (chitarrista e tastierista) è stata la fondatrice degli Unreal City, Niccolò Gallani (tastierista, flautista e vocalist) fa parte dei Cellar Noise, insieme a Roberto “Berna” Bernasconi (voce solista e basso) e Alessio Del Ben (batterista, tastiere e voce) hanno fondato Quel Che Disse Il Tuono nel 2019, debuttando dopo un anno con un disco di puro prog-rock affrontato e rivissuto con un occhio alla contemporaneità. Il Velo dei Riflessi parte da uno spunto letterario - La Terra Desolata (The Waste Land), il capolavoro di T. S. Eliot, uno dei vertici della poesia del Novecento - e procede in una direzione concettuale introspettiva e oscura. Il nome del gruppo è un omaggio alla Waste Land di Eliot mentre Il Velo Dei Riflessi  è un concept più ampio, che pur affrontando temi cari alla poetica di Eliot, non è direttamente ispirato alla Waste Land. Qui si parla del rapporto dell’individuo con aspetti nascosti della propria personalità, tratti più o meno oscuri e patologici che vengono repressi e non riconosciuti dalla coscienza. La metafora degli specchi simboleggia la progressiva scoperta e accettazione di queste sfaccettature della personalità del protagonista, il quale alla fine è trascinato in una spirale catartica discendente che vede di fatto la liberazione, piena accettazione e riconoscimento di quelle che di fatto sono a tutti gli effetti personalità multiple». Anticipato dal video di Figlio dell'uomo in anteprima su Hamelin ProgIl Velo dei Riflessi è composto da cinque lunghi brani cantati in italiano, quattro "specchi" e la "catarsi" finale, che ricordano gli episodi più importanti di Museo Rosenbach, Balletto di Bronzo, Orme, Banco e Raccomandata con Ricevuta di Ritorno. Rock sinfonico a tutto spiano, una sequenza avventurosa che alterna passaggi ombrosi e aperture solari, influenzato da umori, colori e sensazioni anni '70, moderno ma senza smarrire la filigrana dell'epoca. E la band dichiara «Il prog italiano è un genere stupendo, mai scontato o banale. È un genere che ha un enorme liricismo, anche grazie al fatto che la nostra lingua è estremamente musicale e permette di esprimere concetti in modo molto vivido e, qualcuno direbbe, immaginifico. Alcuni di noi sono cresciuti con il progressive, seppur anagraficamente distanti dal periodo storico che ne ha visto la nascita e lo splendore. Siamo pienamente consapevoli di poggiare sulle spalle di giganti, conosciamo il nostro background e siamo consci delle grandi influenze che ne derivano. Ciò nonostante, è nostra ferma intenzione non essere un gruppo derivativo: lavoriamo costantemente per delineare un carattere distintivo e moderno, necessario per una band che nasce nel 2019 e non nel 1970. Il progressive non è un mai stato un genere morto ma, al contrario, sempre estremamente dinamico». 

QUEL CHE DISSE IL TUONO:

Francesca Zanetta (Guitars/add. keyboards)
Niccolò Gallani (Keyboards/flute/backing vocals)
Roberto Berna Bernasconi (Bass/lead vocals)
Alessio Del Ben (Drums/add. keyboards/backing vocals)


BTF:

Bandcamp