Il disco del 19 luglio scorso è stato ....
Pubblicato nel gennaio del 1977, Low è il primo capitolo della cosiddetta "trilogia berlinese" di David Bowie, realizzato in collaborazione con Brian Eno e il produttore Tony Visconti. Si tratta di uno degli album più rivoluzionari e influenti della sua carriera, un'opera che ha segnato una frattura netta con il passato glam rock di Ziggy Stardust e Diamond Dogs, aprendo nuove strade alla musica pop, elettronica e sperimentale.
Low è diviso in due metà distinte:
Lato A – Una serie di canzoni più brevi, spesso frammentarie, caratterizzate da una combinazione di funk minimalista, rock elettronico e ritmi sincopati ispirati alla musica krautrock (in particolare ai Neu! e ai Kraftwerk). Canzoni come "Speed of Life", "Breaking Glass", "Sound and Vision" e "Be My Wife" introducono sonorità che sembrano provenire dal futuro, pur mantenendo una forte componente melodica.
Lato B – Completamente strumentale, riflessivo e atmosferico. Brani come "Warszawa", "Art Decade" e "Weeping Wall" abbandonano la forma canzone per esplorare territori ambient e sonorità glaciali, ispirate anche alla musica classica contemporanea e al minimalismo. In particolare, "Warszawa" è un brano cupo e meditativo che anticipa molti sviluppi della dark wave e dell'elettronica degli anni '80.
Low nasce in un periodo di crisi personale per Bowie: alle prese con la dipendenza da cocaina e il vuoto esistenziale del successo hollywoodiano, Bowie si trasferisce a Berlino Ovest alla ricerca di una sorta di purificazione. Questo cambiamento si riflette nel tono dell’album: introverso, frammentario, alienato. Il titolo stesso, Low, è un gioco di parole: indica sia "basso" (in senso emotivo), sia "suono basso", ma anche un riferimento ironico al "low profile" assunto da Bowie dopo gli eccessi degli anni precedenti
All’uscita, Low spiazzò pubblico e critica: molti non capirono subito la direzione presa da Bowie, ma con il tempo l’album è stato rivalutato come uno dei più innovativi del suo tempo. Ha influenzato intere generazioni di musicisti, dagli U2 (soprattutto nell'era Achtung Baby) ai Radiohead, passando per Nine Inch Nails, Depeche Mode e molti altri.
Low non è un disco facile, né immediato. È un'opera coraggiosa, di rottura, che preferisce il rischio all’accondiscendenza. È un album che segna un punto di svolta nella carriera di Bowie e nella storia della musica popolare, fondendo elettronica, ambient e pop in un modo che nel 1977 risultava quasi impensabile.

Traccia per traccia – Low di David Bowie
LATO A – La parte "pop" (ma destrutturata)
1. Speed of Life
Prima traccia strumentale di apertura: un manifesto d’intenti. I synth di Eno si intrecciano con la batteria "trattata" da Visconti (con il famoso Eventide Harmonizer), creando una marcia aliena e meccanica. È il nuovo Bowie: senza voce, senza istruzioni.
2. Breaking Glass
Un brano brevissimo e disturbato. Testo criptico e ansioso. Struttura interrotta, come un pensiero che si spezza. Uno dei pezzi più punk e schizofrenici del disco.
3. What in the World
Ritmo sincopato, linee vocali sature di eco, e un synth quasi videogiocoso. C'è una certa paranoia nel suono e nel testo. Qui si sente fortissimo l’influsso di Eno.
4. Sound and Vision
Forse il pezzo più celebre. Introduzione strumentale lunga, la voce entra tardi, come un pensiero che finalmente si forma. È pop, ma disassemblato.
"Waiting for the gift of sound and vision" – la creatività che tarda ad arrivare. Capolavoro.
5. Always Crashing in the Same Car
Una riflessione malinconica sull'autodistruzione. Suoni ovattati, voce distante. La metafora dell’auto è un chiaro riferimento alle sue dipendenze e ai fallimenti ricorrenti.
6. Be My Wife
La più "canonica", con pianoforte boogie e testo diretto:
"Please be mine / Share my life" – è una supplica, non una semplice proposta d’amore. Video minimale e straniante.
7. A New Career in a New Town
Secondo brano strumentale. Il titolo è autoesplicativo: nuovo inizio, nuova identità. L’armonica (alla Morricone) aggiunge un tono emotivo e malinconico.
LATO B – Ambient, emozioni astratte
8. Warszawa
Il cuore del disco. Composta principalmente da Eno, con la linea vocale vocale inventata da Bowie. Evocazione di una città cupa e desolata, riflette la situazione della Polonia comunista. Canto liturgico, elettronica glaciale: una messa laica in una cattedrale industriale.
9. Art Decade
Ritratto sonoro di Berlino Ovest: lenta, ripetitiva, malinconica. Il titolo gioca con “Art Decay”. Un brano che esplora la decadenza estetica e sociale.
10. Weeping Wall
Composto interamente da Bowie. Ritmo ossessivo, influenze minimaliste. I vocalizzi sono inquietanti. Rappresenta simbolicamente il Muro di Berlino. Un dolore congelato nella pietra.
11. Subterraneans
Ultimo brano, e uno dei più emotivi. È come scendere in una metropolitana deserta sotto una città in rovina. Sax distorto, suoni dissonanti, e voci che sembrano venire da un’altra dimensione. Era originariamente pensata per la colonna sonora di The Man Who Fell to Earth.
Low è un disco che rompe, ristruttura e ricostruisce la musica pop. Non cerca di piacere, ma di esprimere. Le emozioni ci sono, ma sono sottili, filtrate, spesso dolorose. È il suono di un artista che si sta reinventando, che ha toccato il fondo e guarda avanti, in silenzio.